ANNO 14 n° 119
Peperino & Co.
La città dei profferli
>>>>> di Andrea Bentivegna <<<<<<
08/08/2015 - 00:00

di Andrea Bentivegna

VITERBO - Le abitazioni medioevali del centro di Viterbo sono accomunate da molte caratteristiche che le rendono ben riconoscibili ma, tra queste, l’elemento di maggior interesse è senza dubbio il profferlo. La parola latina di derivazione greca proferŭlum significa ''posto davanti'': basterebbe questa spiegazione etimologica per capire di cosa si tratta e cioè di quella rampa di scale che collega la strada con l’abitazione al primo piano che si sviluppa lungo facciata dell’edificio.

Questo espediente architettonico, unico delle nostre parti, nasce dall’ingegnosa soluzione a due distinti problemi: il primo di carattere difensivo-militare e l’altro puramente funzionale. In epoca medioevale infatti gli assalti ai palazzi dei signori erano eventi tutt’altro che rari e così quando se ne costruivano si cercava di escogitare ogni contromisura per difenderli, il profferlo era a tutti gli effetti una di esse: la rampa di scale infatti che solitamente parte da terra dal lato destro costringeva l’assalitore a brandire malamente l’arma avendo alla sua destra il muro che ne limitava i movimenti.

D’altro canto poi, grazie all’arco a sbalzo si consentiva anche, al piano inferiore, l’apertura di un ulteriore locale, in genere una bottega, protetta in questo modo dal sole e dalle intemperie.

Se i vicoli e le piazze del centro storico ancora oggi possiedono quella singolare atmosfera fatta di scorci, ombre e angoli caratteristici grande merito lo si deve proprio ai profferli disseminati in ogni angolo.

Gli esempi più raffinati possono essere considerati quello di Palazzo Poscia in via Saffi o quello imponente di via Dell’Orologio Vecchio che adorna Palazzo Mazzatosta dimora del famoso cardinal Raniero Capocci. Eppure i profferli, concepiti come difesa delle dimore aristocratiche, sono stati poi gradualmente adottati per un gran numero di edifici e divennero così una caratteristica dell’architettura civile della nostra città al punto che anche costruzioni più umili iniziarono ad esserne munite e per comprenderlo si può osservare, ad esempio, la splendida e suggestiva piazza Cappella che, con il suo susseguirsi di archi e scale, nulla ha da invidiare all’adiacente e ben più nota piazza San Pellegrino. Col passare del tempo e il sopraggiungere di epoche meno turbolente, progressivamente il profferlo divenne meno indispensabile e subì delle modifiche venne spostato nei cortili di grandi palazzi scomparendo dalla facciate e perdendo così ogni diretto collegamento con l’aspetto pubblico dello spazio urbano come dimostra il palazzo della famiglia Coco a piazza San Carluccio.

L’architettura medioevale viterbese, almeno in ambito civile, è insomma assolutamente e indissolubilmente legata all’invenzione e la diffusione del profferlo. Esso è, in definitiva, per la nostra città, un’elemento di identità ma anche una memoria architettonica di un preciso periodo storico-politico in cui Viterbo era protagonista.

 





Facebook Twitter Rss